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Il Tar: emissioni di azoto della centrale di Piacenza da ridurre

Tar Lazio e Consiglio di Stato premiano in due ordinanze l’impegno del Comune di Piacenza a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini

Due differenti vicende giudiziarie con due pronunciamenti che, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, premiano entrambi il costante impegno del Comune di Piacenza a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Il primo arriva dal Tar del Lazio dove il Comune di Piacenza si è presentato, unico tra i chiamati in causa, per difendere il Decreto del Ministero della Transizione Ecologica che impone ad A2A la limitazione delle emissioni in atmosfera di azoto da parte della Centrale Termoelettrica di Piacenza, una delle più grandi del Nord Italia. Con propria ordinanza n.288 del 18 gennaio, il Tribunale amministrativo ha fatto valere le ragioni del Comune, rigettando il ricorso di A2A Gencogas e A2A spa, che gestiscono la centrale termoelettrica sul Po a poche centinaia di metri dal centro cittadino e confermando il contenuto del decreto ministeriale. “Le prescrizioni imposte alla società ricorrente – si legge nell'ordinanza del tribunale – non si appalesano sproporzionate, dovendosi operare un bilanciamento tra la soddisfazione dell'interesse economico di parte ricorrente e l'interesse pubblico alla salubrità dell'aria e alla tutela della salute delle popolazioni incise dall'attività della centrale termoelettrica in questione, trattandosi di misure tese a garantire, anche alla luce dei vincoli discendenti dal diritto eurounitario, il rispetto dei valori limite del particolato”.

Derivante da una lunga e complessa istruttoria cui hanno partecipato i tecnici della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Piacenza e del Comune di Piacenza, il Decreto del Ministero della Transizione Ecologica impone alla Centrale Termoelettrica di Piacenza la riduzione del 10% delle emissioni in atmosfera di NOx, che indica la somma del monossido di azoto e del biossido di azoto, inquinante primario che si forma dai processi di combustione ad alta temperatura.

A fronte del Decreto ministeriale, la società gestrice della centrale ha inteso opporsi, sostenendo la non attendibilità dell'istruttoria e chiamando in causa non solo il Ministero della Transizione Ecologica, ma anche i Ministeri della Salute, dell'Interno, del Lavoro e delle Politiche Sociali, dello Sviluppo Economico, la Regione Emilia-Romagna, la Provincia e il Comune di Piacenza, l'Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), la Presidenza del Consiglio dei Ministri e Terna Spa, chiedendo l'annullamento del provvedimento.

Come detto, unico tra gli Enti pubblici citati a presentarsi alla discussione di fronte al Tar del Lazio nella valutazione sull'istanza cautelare è stato il Comune di Piacenza. L'avvocato Elena Vezzulli, dirigente dell'Avvocatura comunale, ha potuto così mostrare e illustrare le decine di ordinanze di limitazione della circolazione stradale e di altre attività cittadine che, sin dai primi anni '90 fino ad oggi, tutti i sindaci di Piacenza che si sono succeduti, sono stati costretti ad emanare per contrastare il superamento di limiti massimi delle emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti, a tutela della qualità dell'aria e della salute dei piacentini. L'avvocato comunale ha fatto presente che Piacenza è in una situazione geografica ove le emissioni nell'aria ristagnano, talchè anche durante il lockdown totale la qualità dell'aria non è significativamente migliorata; si è evidenziata inoltre la vicinanza della centrale al centro cittadino. Argomentazioni accolte dal Tribunale Amministrativo che ha rigettato l'istanza di A2A.

Esito analogo anche dal Consiglio di Stato che, per la seconda volta, e dopo il pronunciamento del Tar di Parma, ha ribadito la legittimità dell’ordinanza comunale che prescrive alla società Besco srl di rimuovere una cisterna posizionata nella propria azienda e contenente liquidi inquinanti da smaltire che filtrano nel sottosuolo. All’ordinanza, emanata a seguito di accertamenti svolti dalla Polizia Locale e da Arpae, si era opposta la stessa Besco srl aprendo un lungo iter processuale nel quale è sempre stata riaffermata la legittimità del provvedimento comunale.

«I due pronunciamenti – sottolinea il sindaco Patrizia Barbieri, evidenziando il prezioso lavoro svolto dall’Avvocatura – nel riaffermare quali beni primari da salvaguardare la salute dei cittadini e la tutela dell’ambiente, riconoscono al Comune l’impegno attento e costante svolto in questo senso e a cui, in questi anni, ci siamo sempre riferiti nella nostra azione amministrativa».

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