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Venerdì, 26 Aprile 2024
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«Restate a casa e rispettate le regole: darete una mano a noi sulla strada e ai sanitari»

Palumbo (Sulpl): «Passata questa pandemia, probabilmente, nessuno di noi sarà più quello di un tempo, forse ci riscopriremo tutti migliori e più sensibili. Grazie a tutto il personale sanitario che è in trincea»

«E’ trascorso esattamente un mese da quel 21 febbraio, quando l’Italia si è trovata catapultata nell’incubo di questo nemico silente, denominato Covid-19. La nostra Piacenza sta pagando un prezzo altissimo in termini di contagiati e di Vite umane. Siamo circondati da una primavera meravigliosa, ma il nostro animo percepisce l’ambiente esterno distonante, non certamente in linea con il nostro umore. Sentiamo da più parti dire che non è il tempo di fare polemiche e di essere uniti e accondiscendenti verso le decisioni del Governo. Da un lato è condivisibile, ma dall’altro è anche giusto concedere a chi opera sul campo il diritto di espressione e perché no anche di critica, o quantomeno di disappunto». Scrive Miriam Palumbo, segretario provinciale Sulpl. 

«Ci raccontano che il sistema Italia di gestione dell’emergenza Coronavirus è il migliore in assoluto, lo conferma con grandi annunci anche l’Europa. Dobbiamo crederci fino in fondo? La realtà ci racconta altro: siamo il Paese con il più alto tasso di mortalità e di contagi (questo sulla base dei casi conclamati; non osiamo immaginare sulla miriade di casi di Covid-19 asintomatici o non diagnosticati); siamo il Paese in cui anche la migliore Sanità non ha retto all’onda d’urto del Covid-19, con ospedali al collasso; dopo la Cina, siamo il Paese con maggiori restrizioni sulla libertà. Ci verrebbe da osservare che questo è uno dei peggiori sistemi, considerati i dati».

«Ora, deve essere chiaro a tutti che in un’emergenza simile, le regole e i divieti imposti devono essere rispettati senza se e senza ma, non c’è altra via d’uscita. Tuttavia, è anche vero che questo è il Paese che vuole far credere che gli untori sono i runner, per distogliere l’attenzione dal fatto che non si è riusciti in alcun modo a contenere i contagi nonostante la zona rossa, probabilmente per l’assenza di tamponi che non ha permesso di individuare tutti gli asintomatici e contagiati, per il sistema sanitario che sta pagando in termini di vite umane il prezzo di anni e anni di tagli alla Sanità, voluti dalla politica (che hanno comportato mancanza di assunzioni e specializzazioni, chiusura di ospedali all’avanguardia con conseguente e drastica riduzione di posti letto e in terapia intensiva), uniti a quelli fatti alla Sicurezza e l’assenza totale dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), soprattutto per i Lavoratori che operano in prima linea».

«Ecco, un ringraziamento vorremmo farlo proprio ai medici e agli infermieri che sono i veri angeli ed eroi del nostro tempo. Possiamo solo immaginare quello che stanno vivendo, da un mese ormai, in trincea. Spesso si tende a trascurare l’aspetto emotivo dei Lavoratori in generale e di costoro in particolare. Leggiamo di persone allettate ed intubate che non riuscendo a parlare provano a chiedere su un pezzo di carta al personale sanitario “vivrò? Ci vediamo domani?”, persone alle quali questa tremenda malattia ha negato anche il diritto di uno sguardo amorevole o di una carezza di un proprio familiare nel tragico momento del trapasso. E’ di conforto sapere che i nostri medici ed infermieri hanno grande umanità. Eppure leggiamo di circolari che vorrebbero vietare loro di denunciare le carenze del sistema sanitario. Mai sia che qualcuno provasse ad imbavagliarli».

«Un buon sistema dovrebbe individuare e isolare tutti coloro che in modo manifesto o meno hanno contratto il virus, e questo lo si può fare solo con tamponi di massa, o quasi; un buon sistema dovrebbe non far mai mancare i DPI, ne ai cittadini, ne tantomeno ai Lavoratori: in primo luogo a coloro che lavorano negli ospedali, alle Forze di Polizia; pensiamo anche a quelle categorie di Lavoratori di cui si parla poco o niente: agli operai che lavorano ancora in fabbrica, alle commesse, alle cassiere, a chi produce “il pane quotidiano”, a tutte quelle categorie dimenticate e il cui operato si da per scontato e che invece sono proprio quelle che  fanno andare avanti l’Italia garantendo l’approvvigionamento di cibo e risorse di primaria neccessità, che altrimenti verrebbero a mancare, agli addetti alle pulizie e sanificazione, fondamentali ora più che mai, etc. etc). Eppure, assurdo ma vero, anche in una situazione emergenziale come questa, la Protezione Civile, come abbiamo denunciato in settimana, oltre che in Lombardia, anche a Piacenza ha consegnato alla Polizia Locale di Piacenza e provincia delle mascherine, impropriamente dette, che tutto possono fare tranne che proteggere dal contagio. “Mascherine” che tra l’altro, in barba a tutta la normativa vigente in materia di sicurezza, hanno trovato il benestare nell’ultimo Decreto Legge, il n.18 del 17 marzo 2020 art.16 c.2 dove leggiamo testualmente che “gli individui presenti sull’intero territorio nazionale sono autorizzati all’utilizzo di mascherine filtranti prive del marchio CE e prodotte in deroga alle vigenti norme sull’immissione in commercio”».

«A completare questo lavoro “ben fatto”, probabilmente da chi tentennando non ha ancora ben compreso la gravità dell’emergenza, è intervenuto il giorno successivo il Ministero della Salute con una circolare integrativa nella quale precisa che “Il rischio di contagio per gli operatori di Polizia Locale… può essere assimilato a quello della popolazione in generale”, motivo per cui, banalmente prescrive l’obbligo di mantenere la distanza di un metro e se necessario l’uso di una semplice mascherina chirurgica. Tutto questo perché? per incompetenza o per distogliere l’attenzione dall’importanza vitale dell’uso della mascherina, dal momento che Regioni e Stato non sono in grado di reperirle? E’ assurdo pensare che anche in piena emergenza la Pubblica Amministrazione debba sottostare alle gare d’appalto pubbliche con la Consip, e intanto chi lavora negli ospedali si infetta e muore, come tutti coloro che come noi lavorano su strada e possono contagiarsi o contagiare, senza alcuna protezione. Ne deriva che gli unici privilegiati, e di questo devono averne consapevolezza, sono tutti quei Lavoratori ai quali è consentito il “lavoro agile”, cioè da casa».

«Il sistema Italia dovrebbe anche far si che l’Istituto Superiore della Sanità (ISS) quando enuncia quelli che per il Paese e i Cittadini sono veri e propri dogmi, lo facesse con molta attenzione all’uso delle parole, poiché le parole hanno un peso: sentire ogni giorno sottolineare il fatto che a morire di Coronavirus è principalmente la popolazione anziana è un messaggio doppiamente negativo, poiché può indurre i giovani a trasgredire, inducendoli a pensare che “tanto a morire sono gli anziani”, ed è uno schiaffo alla sensibilità dei familiari che hanno perso un loro caro e verso coloro che sono morti. A qualunque età la Vita è degna di essere vissuta. Secondo messaggio fuorviante è continuare giornalmente a sottolineare, quasi con sufficienza, che questi anziani avevano già patologie pregresse. I dati dimostrano che di Coronavirus si muore. Forse certe statistiche andrebbero fatte alla fine dell’incubo, non in corso d’opera.  Lo stesso messaggio serale e quotidiano del Commissario all’Emergenza della Regione Emilia-Romagna Venturi è ripetitivo e avvilente, fossilizzato sulle “corsette” degli sportivi e privo di speranza e soluzioni concrete. La Regione E-R, anche da noi più volte interpellata, continua a non dare risposte».

«A gettarci nello sconforto sono anche notizie come quelle provenienti dalla Campania, dove il Tar campano ha enunciato una sentenza che in sostanza grazia i furbetti: un cittadino era destinatario di un atto di diffida e quarantena che gli proibiva di uscire di casa per 14 giorni. Fatto sta che il Tar accoglie questo ricorso e sospende la messa in quarantena, vanificando l’operato delle Forze di Polizia che in queste settimane tentano in tutti i modi di far rispettare le regole, e mettendo a rischio la popolazione da un potenziale infetto. Lo abbiamo appreso dai quotidiani, speriamo vivamente che le cose non siano andate così. In questa fase i Cittadini e i Lavoratori vorrebbero ricevere dalle Istituzioni rassicurazioni reali, vorrebbero iniziare a vedere i buoni frutti del tanto decantato buon sistema italiano di gestione del Coronavirus, che dovrebbe tradursi in una drastica riduzione di decessi e contagi e perché no, in un graduale ritorno alla normalità. Ma ad oggi, tutto questo sembra essere di la da venire. Certo uno spiraglio di speranza lo abbiamo ricevuto proprio oggi dall’annuncio dell’Ausl di Piacenza dell’istituzione di una squadra di pronto intervento, la cui missione sarà anticipare le cure al domicilio del paziente per fermare il virus già dal suo manifestarsi. A loro va il nostro in bocca al lupo e ancora una volta i nostri ringraziamenti».

«Ai nostri Cittadini affidiamo un compito, gravoso ma vitale: restate a casa e rispettate le regole e  i protocolli della Sicurezza. Darete una mano a noi che operiamo su strada e insieme riusciremo a sconfiggere questo nemico invisibile. Il nostro pensiero va ovviamente a tutti coloro che stano soffrendo negli ospedali e ai cari, con l’augurio di una prontissima guarigione. Passata questa pandemia, probabilmente, nessuno di noi sarà più quello di un tempo, forse ci riscopriremo tutti migliori e più sensibili».

                                                                                                          Miriam Palumbo

                                                                                                  Segretario Sulpl Piacenza

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