rotate-mobile
Venerdì, 26 Aprile 2024
Attualità

«Con il lockdown aumenta la violenza domestica sulle donne»

“Violenza e pandemia”, l'incontro del Tavolo provinciale di confronto contro la violenza sulle donne rileva dati in aumento nel nostro territorio

Il 25 novembre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale contro la violenza alle donne, designata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Per l'occasione, nella mattinata di lunedì 23 novembre, il “Tavolo provinciale di confronto” ha organizzato un incontro di sensibilizzazione - in via telematica, moderato dalla giornalista Elisa Malacalza - con le massime autorità piacentine, legato alla pandemia: durante i periodi di emergenza, infatti, è emerso come la violenza contro le donne sia pericolosamente aumentata.  

«L'impegno delle istituzioni è necessario per evitare l’ulteriore peggioramento di una situazione che la pandemia da Covid-19 ha aggravato. I numeri sono preoccupanti sia a livello mondiale sia in Italia, dove tra aprile e maggio le chiamate ai centri antiviolenza sono aumentate del 79%: nel 33% dei casi si trattava di donne che chiedevano aiuto per la prima volta. La violenza spesso avviene anche in ambiti insospettabili, per questo motivo ciascuno deve fare la sua parte» ha esordito il sindaco e presidente della Provincia di Piacenza, Patrizia Barbieri. 

«Nonostante tutti i problemi creati dall’emergenza sanitaria e dalla pandemia, la rete antiviolenza piacentina non si è mai fermata e ha sempre lavorato. Il lockdown, la convivenza forzata e l'aumentare delle problematiche economiche hanno aggravato conflitti famigliari già esistenti, con il conseguente aumento dei maltrattamenti. Occorre implementare la cultura del rispetto e ricordare a tutte le donne che non sono sole» ha ricordato il consigliere provinciale delegato per le Pari Opportunità, Valentina Stragliati.

E a proposito di rete antiviolenza, significativo il contributo di Donatella Scardi, presidente del Centro antiviolenza associazione “La città delle donne” di Piacenza: «La pandemia ha complicato tutto: i nostri posti sono pochi e una donna che arriva in emergenza deve fare la quarantena. Nel corso del lockdown abbiamo avuto diverse criticità, soprattutto la sera o nel fine settimana. In generale abbiamo bisogno di concretezza, e non posso che ringraziare il sindaco Barbieri e l’assessore Sgorbati che hanno dimostrato di essere sempre disponibili ad aiutarci».

Un filo conduttore, quello dell'incontro, che ha portato al naturale ricordo delle dieci vittime di femminicidio a Piacenza dal 2009 ad oggi: Zahira, Shpresa, Stella, Esmeralda, Balwinder, Cinzia, Daniela, Elca, Damia ed Elisa. «La violenza sull’altra metà del cielo è un fatto così grave che, oltre che sulla vita della donna stessa, lascia ripercussioni sull'esistenza dell’intera famiglia e sui figli, con una portata sociale che deve far riflettere tutti» ha continuato il prefetto di Piacenza, Daniela Lupo. «E' importante creare una rete sociale che ascolti i silenzi assordanti di chi ha bisogno di aiuto: in questo contesto così complesso sarà importante anche il "Fondo vittime dei reati intenzionali violenti" del Ministero dell’Interno, oltre alla possibilità di indennizzo per chi è stato colpito». 

«Nonostante nella mia carriera mi sia maggiormente occupata di criminalità organizzata e terrorismo, i casi di violenza di genere in cui mi sono imbattuta mi hanno lasciato un segno indelebile. Fui titolare nel caso del primo stupro di gruppo a Milano, in un’estate in cui ne avvennero addirittura 5: la parte offesa, giovanissima all’epoca dei fatti, fu violentata da 5 persone ma passò il tempo a cercare di memorizzare il viso di chi la stava aggredendo davanti al suo fidanzato. Grazie al suo coraggio e alla sua precisa testimonianza, gli stupratori furono condannati a quasi 20 anni ciascuno: è stata una delle requisitorie più difficili della mia vita. Questa esperienza mi ha fatto capire che serve una specializzazione dei magistrati sui soggetti deboli, che la pandemia mette ulteriormente a rischio» ha aggiunto il Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Piacenza, Grazia Pradella. «A Piacenza c'è grande attenzione da parte dei servizi sociali e una spiccata sensibilità del corpo docente, che spesso segnalano possibili violenze su minori o situazioni di prevaricazione a cui i più piccoli assistono. Il contributo di soggetti terzi, in questi casi, può rivelarsi decisivo per gli operatori di polizia giudiziaria. Sarà importante avviare corsi per uniformare le modalità di trattamento sul cosiddetto “codice rosso”, in quanto occorre preparare psicologicamente anche le parti offese, che nell’iter successivo saranno costrette a ripetere più volte il proprio drammatico racconto, per restituire loro la dignità che troppo spesso viene lesa come dimostrano i sempre più numerosi fatti di cronaca».

Importante dire come nella lotta alla violenza di genere sia fondametale anche l’impegno degli uomini, come sottolineato daI questore Filippo Guglielmino: «Complessivamente il numero di omicidi è diminuito, ma non sono diminuiti i femminicidi: un problema che permane e che riguarda tutta la società. Durante la Giornata internazionale contro la violenza alle donne, mercoledì 25 novembre, tramite i presidi ospedalieri di Piacenza, Fiorenzuola e Castel San Giovanni distribuiremo l’opuscolo “Questo non è amore”. Come Polizia di Stato abbiamo personale specializzato sui casi di violenza di genere, in grado di valutare se gli apparenti effetti di un incidente domestico o di una caduta possano invece nascondere una violenza familiare».

Dello stesso avviso anche la dirigente della divisione Anticrimine della Questura di Piacenza, Maria Pia Romita: «Negli ultimi anni, grazie alla campagna “Questo non è amore”, siamo riusciti a essere presenti in mezzo alla gente e a sensibilizzare la cittadinanza sul tema della violenza di genere. Il presidio di polizia al Pronto Soccorso è una della novità più importanti di questo 2020, così come il progetto che vede insieme la Questura di Piacenza e l'associazione Tutela, che permetterà alle vittime di questi reati di non sentirsi sole nel percorso che precede e accompagna la denuncia».

Il tenente colonnello Alfredo Beveroni, comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Piacenza, ha concluso l'incontro illustrando dettagliatamente alcuni aspetti della legge n. 69 del 25 luglio 2019, chiamata “codice rosso”, oltre all’attività a livello nazionale da parte dell’Arma: «Anche a Piacenza esiste un’apposita aula per le audizioni riservata alle donne vittime di violenza, un luogo nel quale sono messe nelle migliori condizioni possibili per raccontare quanto accaduto. Naturalmente resta fondamentale l’azione preventiva nelle scuole, perché questo reato è in costante aumento da anni». 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Con il lockdown aumenta la violenza domestica sulle donne»

IlPiacenza è in caricamento