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Cultura Ferriere

Metteglia e Ciregna, una parrocchia impegnata in modo innovativo nel contesto sociale e in quello ambientale

San Rocco in Metteglia e Ciregna: una parrocchia che sulla carta conta trenta residenti anagrafici, ma nei fatti molti meno perché durante l’anno gli abitanti si contano sulle dita di una mano. Una parrocchia territorialmente estesa, che si sviluppa su due versanti del monte Aserei, tra i comuni di Cortebrugnatella e Ferriere, e che è affidata a don Ezio Molinari che, dal 2015 è parroco anche delle parrocchie cittadine di San Pietro, San Francesco e Santa Maria di Gariverto, che ha cortesemente accettato di fornirci alcuni cenni sulla sua “pastorale appenninica”.

Se dovessi definire la piccolissima parrocchia di Metteglia e Ciregna dal punto di vista pastorale, cioè dell’attività parrocchiale, direi che è una Parrocchia 2.0. Un microscopico mondo, costituito nella sua massima parte da anziani e pensionati, che sta provando a interpretare il proprio contesto sociale ed ambientale in modo estremamente innovativo, attraverso una attività pastorale strutturata su due dimensioni di solito non molto presenti nelle parrocchie tradizionali: l' ospitalità e la salvaguardia del creato.

QUALCHE DETTAGLIO…

L’ospitalità è nei confronti di un’attività educativa, quella scout, attraverso cui si forma una parte della futura generazione. Il campo scout non è semplicemente una vacanza, ma è soprattutto un concentrato di attività e occasioni formative (spiritualità, amicizia, socialità, manualità, orientamento e conoscenza del mondo naturale, autonomia..). I ragazzi che vengono sui nostri prati saranno gli adulti di domani, ed è bello poter contribuire a che possano fare esperienze formative positive. La parrocchia di Metteglia e Ciregna non ha attività catechistica o educativa, perché non ci sono bambini e ragazzi residenti, ma con i suoi prati e la sua disponibilità è in prima linea in modo significativo nel contribuire alla formazione dei giovani.

La Salvaguardia del creato è una dimensione pastorale estremamente innovativa, salita alla ribalta grazie all’enciclica di papa Francesco 'Laudato Sii’  sul creato come casa comune, ma presente ufficialmente negli impegni ecumenici di tutte le chiese d’Europa fin dal 1989, quando la prima Assemblea Ecumenica Europea, si riunì a Basilea proprio sul tema: Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato. Da allora la cura della creazione è divenuta un punto nodale e comune nell’impegno di tutti i cristiani d’Europa. Troppo spesso solo sulla carta, ma talvolta, come a Metteglia e Ciregna anche nei fatti. 

Negli ultimi 10 anni la popolazione di Metteglia si è impegnata a fondo per il ripristino del grande pascolo alle pendici dell’Aserei e dei prati che circondano gli abitati. Dopo l’abbandono dell’allevamento tradizionale, i rovi erano divenuti padroni incontrastati di questi monti, ma oggi c’è una novantina di bovini di razze selezionate e una quindicina di cavalli al pascolo, dove ieri c’era una boscaglia impenetrabile. Grazie al generoso e gratuito aiuto di tanti amici, si stanno ripristinando fontane, abbeveratoi e strade, e così si sta cercando insieme di salvare un bellissimo angolo di mondo. In questo modo in parrocchia si è sviluppata un’azione pastorale innovativa le cui tracce sono sui pascoli e nella bellezza del creato, nel solco di Colombano e dei suoi monaci che furono tra i primi a prendersi cura di questi monti e del loro incanto.

REAZIONI DALLA GENTE DEL POSTO?

L’ospitalità agli scout è nata proprio in questo contesto, su richiesta esplicita dei paesani, pensando a un utilizzo alternativo dei prati, dopo lo sfalcio dell’erba. È bello osservare come sia la gente del paese ad essere protagonista di tutta questa attività. Io come parroco ho soltanto cercato di coordinare e ho seguito le parti amministrative e burocratiche, ma la decisione e l’energia vengono dalla gente di questi paesi.

A premiare tutto questo impegno quest’anno è stato il dono di una piccola croce di Lampedusa, un simbolo artistico e drammatico del particolare passaggio storico che stiamo attraversando in questi anni, sul quale avete pubblicato una corrispondenza (link: https://www.ilpiacenza.it/cultura/la-piccola-croce-di-lampedusa-esposta-nella-parrocchiale-di-san-rocco-a-metteglia.html, n.d.r.).

Frazioni che conoscono da vicino la migrazione, essendosi letteralmente svuotate negli anni scorsi, quando la gente è sciamata verso le città di pianura. Frazioni che conoscono bene l’ospitalità: quest’anno il numero di ragazzi ospitati ha praticamente eguagliato il numero dei residenti del Comune di Cortebrugnatella. Dunque frazioni scelte apposta, tra tante del piacentino, perché ben rappresentano i temi commoventi e profondamente umani che quelle croci (create dal falegname di Lampedusa, Franco Tuccio, con i rottami dei naufragi di questi anni) significano. La Messa del Papa sull’isola di Lampedusa fu celebrata all’ombra di una croce creata con il fasciame di un barcone affondato lasciando in mare decine e decine di annegati. Quando Francesco la vide disse: ‘portatela ovunque’. Una croce gemella è arrivata fin nelle collezioni del British Museum di Londra, mentre nella scorsa primavera una è entrata a far parte della Galleria del Collegio Alberoni a Piacenza. Quest’estate una è giunta anche nella Parrocchiale di San Rocco dove rimarrà testimone del tragico travaglio migratorio dell’attuale momento storico. A breve una quarta croce sarà donata al Comune di Cerignale, dove esiste una Piazza dedicata ai Diritti e alle Tolleranze.

Insomma: la parrocchia di Metteglia e Ciregna, minuscola e dimenticata in mezzo ai monti, da un lato è testimone di un mondo ormai tramontato come purtroppo è quello della nostra montagna, ma dall’altro intende esser presente in prima fila sui temi dell’attualità e del futuro.

DON EZIO MOLINARI

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