rotate-mobile
Martedì, 30 Aprile 2024
Cultura

Pomeriggio letterario-musicale con le musiciste Elena Soresi e Manuela Mosca per la Dante

La società Dante Alighieri di Piacenza ha celebrato il “Dante-Dì”

Istituito dal Governo nel gennaio 2020 quale “Giornata nazionale celebrativa di Dante Alighieri” fissata nel 25 marzo, il “Dante-Dì”  è stato realizzato dalla “Dante” di Piacenza nel salone della “Famiglia Piasinteina" con un pomeriggio letterario-musicale svolto dal presidente Roberto Laurenzano e dell’avvocato Salvatore Dattilo, oltre che dalle bravissime giovani concertiste di pianoforte e di violino, rispettivamente  Elena Soresi e Manuela Mosca con “brani” classici di Dvoràk, Schumann e Pugnani. Kreisler le conferenze dei due relatori. “Lussuria e Superbia: i due poli delle colpe nella visione dantesca”: questo l’argomento svolto da Laurenzano e Dattilo secondo la progressione della “Commedia”. I due vizi capitali sono per Dante agli antipodi: la lussuria, il meno grave in quanto impulso “naturale” insito nell’uomo, e la superbia il più grave in quanto “libera scelta” dell’uomo (come gli altri 5 vizi). La stessa radice della parola, “super” (cioè “il credersi superiore”), come ben sottolineato dall’avvocato Dattilo, lo proverebbe. La relazione di Laurenzano si è incentrata sul Canto V dell’Inferno, i lussuriosi, e sull’amara vicenda amorosa fra Paolo Malatesta e la cognata Francesca Da Polenta/Rimini, adulteri in quanto costretti a sposare rispettivi partners per decisioni delle relative famiglie, nell’ottica dell’epoca rivolta ad accrescere i domini. Francesca, con un inganno “giuridico” (matrimonio per procura) sposò il fratello di Paolo, Gianciotto Malatesta, zoppo, abbastanza più grande di età, e ben poco attraente; Paolo aveva dovuto sposare Orabile Beatrice di Giaggiolo; matrimoni “accettati”, ma non certo d’amore. E tra Paolo e Francesca quella simpatia semplice e sincera fin da adolescenti, si era alla fine tradotta in amore, leggendo il “galeotto” libro del rapporto amoroso di Lancillotto e Ginevra (lui, miglior “cavaliere” di Re Artù di cui Ginevra era la consorte). I due giovani amanti, scoperti da Gianciotto, erano stati da questi uccisi all’istante. Il loro amore era vero e sincero, si può dire limpido benché adultero per cui Dante è costretto a condannarli tra i lussuriosi, pur provando cristiana pietà e sincera comprensione per i due sfortunati giovani. Ma “la ragione non deve mai sottomettersi alla passione”, principio di doverosa osservanza morale che non permette di oltrepassare limiti proibiti. Ed ecco allora che quella pietà fraterna e cristiana, pur non rinnegata dal poeta, si trasforma in “pìetas” di profonda ed amara riflessione sulla “fragilità umana”, e sul “facile umano cedimento” ad “illegittime passioni o finalità”. Ed è per questo, che Dante perde i sensi, e “caddi come corpo morto cade”. In concreto la vicenda narrata da Dante, al di là dell’aspetto storico-amoroso, costituisce – come Laurenzano ha ben sottolineato – lo strumento poetico per esortare l’Uomo all’attenzione sulla propria fragilità: è questo il vero “nodo” del Canto V°, e l’insegnamento espresso dal poeta. Profonda e intensa a propria volta la relazione di Salvatore Dattilo sul Canto XI° del Purgatorio, dove Dante incontra “i superbi per eccellenza”, coloro che per ruolo di potere politico (Provenzan Salvani), per “vanagloria di arte” (Oderisi da Gubbio), o per “stirpe” (Omberto Aldobrandeschi) si ritennero “superiori” a chiunque, ed ... “eterni” nel loro agire. Cosa del tutto infondata: le successive generazioni riescono a cancellarne abbastanza abitualmente le tracce, ed il ricordo dei “trapassati” resta solo se legato non di certo a superbie nelle loro varie forme.  La superbia è un “vizio”, una tendenza dell’anima. Se nell’Inferno essa si effigia in Lucifero, re dei diavoli, ex-angelo ribelle a Dio per superba concezione di esserne superiore, e dunque scaraventato da Dio nel centro della sfera terrestre in una fissità eterna nel ghiaccio e nella zona estrema infernale del “cono rovesciato” (qual è l’Inferno), mentre i lussuriosi sono solo all’inizio del “cono”, e dunque lontanissimi dall’estremità, nel Purgatorio i superbi sono alla base del monte, cioè lontani dalla cima dove è l’Eden, anticamera del Paradiso. Ciò sempre a comprova della gravità della macchia della “superbia”.  Ma come mai i superbi sono anche nel Purgatorio? Vi sono, grazie ad una conversione che, benché intervenuta “in limine mortis”, è stata sincera e consapevole della bassa condotta vissuta, ed hanno ricevuto la compassione da Dio. Invero, nell’Inferno – come bene esplicitato dal cultore dantesco Dattilo – il peccato fa un tutt’uno con il dannato, e quindi i dannati stanno nella “fissità” di esso per l’eterno; nel Purgatorio, invece, si è in un continuo movimento, lenta ma progressiva salita verso l’apice del Monte, in tal modo “pulendo” le proprie macchie. Non più, peccati, ma una disposizione dell’animo alla tensione verso l’alto. Invero, i superbi sono nell’anticamera del Purgatorio, “sala d’attesa” per poi poter entrare “nel” vero e proprio Purgatorio (le preghiere dei familiari e dei vivi potranno diminuirne l’attesa): e dunque, anche nel Purgatorio la superbia è alla radice di tutti i peccati, nonostante sia un mero “vizio”: chi “si presume”, ha molta stoltezza. Le due relazioni, seguite dalle rispettiva letture declamate dei Canti, sono state pregevolmente intervallate dai vari brani concertistici di due eccellenti giovani artiste della musica “che conta”: Elena Soresi e Manuela Mosca sono state semplicemente eccellenti. Preparazione, competenza musicale, armonia ed intesa perfette, ottima scelta dei brani, interpretazione coinvolgente non sono complimenti di circostanza, ma verità. Elena Soresi, 22 anni, diplomata al Conservatorio “Nicolini” di Piacenza, ed al 3° anno di pianoforte principale, oltre che già laureata triennale in Filosofia (facoltà di cui sta frequentando il biennio “magistrale”), e Manuela Mosca, 17 anni, 4° Liceo Scientifico, e in contemporanea al 3° anno di violino principale (percorso triennale), hanno donato un preziosissimo contributo di “musica eterna” all’evento. Due “giovanissime” per le quali ben può intravedersi un futuro “concertistico” di qualità, come del resto già è con vari eventi in Italia da loro effettuati, in prestigiosi Teatri e Festival Musicali, oltre che Premi conseguiti. Un Dante-Dì insomma, di grande successo e intensa partecipazione.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Pomeriggio letterario-musicale con le musiciste Elena Soresi e Manuela Mosca per la Dante

IlPiacenza è in caricamento