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«Insediamento da 240mila metri quadri tra Fiorenzuola e Corte: ecco cosa non va»

Il Comitato Barabasca-Careco, Italia Nostra e Legambiente hanno depositato le osservazioni relative al progetto per la realizzazione di tre nuovi magazzini logistici: «Fare le cose per bene, non in maniera approssimativa e superficiale»

Poco fuori Fiorenzuola procede spedita la costruzione dello stabilimento del colosso olandese New Cold, un maxi deposito di surgelati da 24mila e ottocento metri, alto poco più di 40. Qualche centinaia di metri più avanti, proseguendo lungo la Provinciale, appena superata la linea dell’Alta Velocità e al confine con il comune di Cortemaggiore si estende un terreno da quasi 240mila metri quadri. Qui 107mila e cinquecento metri quadri, stando ad un progetto presentato lo scorso settembre da una cordata di proprietari terrieri, potrebbero essere occupati da tre fabbricati nei quali saranno ricavati magazzini. Nuova piattaforma logistica per la quale nei giorni scorsi il Comitato Barabasca-Careco, Italia Nostra, sezione di Fiorenzuola e Legambiente Piacenza hanno depositato le rispettive osservazioni relative al progetto, presentate in una conferenza stampa nel pomeriggio di mercoledì 23 febbraio.

«Dal 2020 i comuni di Fiorenzuola e Cortemaggiore stanno costituendo un vero e proprio Polo Logistico senza attivare alcuna delle procedure necessarie a valutare l’impatto complessivo di tale pianificazione. La cosa che vogliamo rilevare in prima battuta è l’evidente approssimazione e superficialità con la quale la documentazione relativa al progetto è stata redatta dalle società proponenti – ha spiegato Agostino Ghebbioni, presidente del comitato -: evidenti copia e incolla presi integralmente da simili documenti redatti per altre aree geografiche senza nemmeno curarsi delle correzioni, la previsione degli scarichi su una fantomatica dorsale fognaria che non esiste e nemmeno è in progetto, la totale assenza di una valutazione dell’impatto di traffico che è definito “marginale” peccato che non essendo quantificato non si capisce come possa essere definito marginale, ed altre evidenti approssimazioni. Le società proponenti, tutte società tutte con capitale sociale minimo ed evidentemente costituite al solo fine di condurre questa operazione immobiliare e senza alcuna finalità industriale, se dimostrano di non essere in grado di presentare un progetto accettabile probabilmente fanno sorgere dubbi sulla capacità di realizzare un progetto così ampio e complesso». Ghebbioni ha stigmatizzato «l’utilizzo di numerose e puntuali varianti - urbanistiche, di destinazione d’uso, di parametri di superficie fabbricabile incongrue rispetto a qualsiasi criterio di buona pianificazione del territorio. L’ormai rituale ricorso all’articolo 8 del Dpr 160/2010 è diventato uno strumento utilizzato da soggetti proponenti per mere operazioni immobiliari, in assenza di piani imprenditoriali per l’insediamento di attività di produzione o servizio: di fatto sostituendosi in modo fittizio alla normativa di pianificazione e rendendola superflua».

Tra le criticità evidenziate da Giuseppe Castelnuovo quella che «la presunzione che il 100% del traffico generato nel raggio di alcuni chilometri da un casello autostradale si riversi sull’autostrada è del tutto immotivato: è provato infatti che almeno il 30% si indirizza verso la viabilità ordinaria. Solo l’impianto New Cold genererà oltre mille camion al giorno di traffico, il previsto nuovo impianto logistico con le sue 118 baie di carico e scarico produrrà non meno di ulteriori mille camion al giorno su una strada sulla quale sii è potuto appurare che il traffico giornaliero medio è di circa 15mila veicoli totali, di cui l’82% circa sono veicoli leggeri, mentre il 18% rappresenta il traffico pesante quindi circa tremila camion al giorno. È emerso inoltre che la velocità media è particolarmente elevata (circa 80-90 km/h) per tutta la giornata, con punte notturne superiori a 100 chilometri orari».

Ghebbioni e Castelnuovo hanno rilevato «la totale assenza di dati di analisi e la mancanza di una valutazione sul traffico complessivo, sugli inquinanti atmosferici e sulla PM2.5 generata, sull’aumento del rumore a causa dell’effetto combinato di questa nuova installazione di logistica di base in aggiunta agli insediamenti esistenti e alle future localizzazioni già previste». E ancora: «Si registra la totale mancanza di considerazione delle reali dotazioni impiantistiche territoriali e delle loro condizioni; il sistema di fognatura e depurazione al quale il nuovo intervento recapiterebbe: non si tenta neppure di giustificare la possibilità di continuare ad avallare, in una delle aree più densamente popolate del pianeta, che le previste estensioni di nuovi impianti produttivi non necessitano della dotazione di un servizio fognario e di depurazione delle acque. É inaccettabile l’idea di utilizzare pozzi perdenti in attesa di una nuova dorsale fognaria, tanto più che né il comune di Fiorenzuola né quello di Cortemaggiore hanno in previsione la realizzazione di tale opera. Il progetto non contiene alcun accenno al miglioramento viabilistico in prossimità dell’autostrada, che invece è previsto a totale carico dei cittadini-contribuenti».

Concorde con i “colleghi” Luigi Ragazzi di Italia Nostra Valdarda che ha aggiunto: «Le forme di compensazione sociale derivanti dall’operazione immobiliare risultano di ben poco conto rispetto all’impatto generato, da un lato e ai guadagni che l’operazione stessa ingenera dall’altro. É inaccettabile che ancora una volta la costruzione di una viabilità di servizio all’area oggetto dell’operazione immobiliare venga spacciata come una forma di vantaggio per il bene pubblico anziché come una necessità conseguente alla volontà di realizzare l’operazione stessa». Tra i temi anche quello del lavoro: «700-1.000 unità aggiuntive possono risultare una valutazione tanto affascinante quanto bizzarra in totale mancanza di analisi e studi a suffragare tale previsione». Ghebbioni, Castelnuovo e Ragazzi concludono: «Non siamo contro all’utilizzo dell’area per fini produttivi ma quello che chiediamo e pretendiamo dagli organi politici e amministrativi dei comuni di Fiorenzuola e Cortemaggiore e dagli imprenditori proponenti è che le progettazioni vengano fatte nell’ambito di una pianificazione territoriale non improvvisata e indirizzata solo a fini di speculazione immobiliare ma venga fatta per il bene complessivo del territorio e della popolazione con rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. Soprattutto pretendiamo che le cose vengano fatte bene, non in maniera approssimativa e superficiale e soprattutto che i nostri tecnici sappiano vigilare e indirizzare perché la qualità dei progetti sia garantita per il bene della cittadinanza». Presenti anche per il comitato l’architetto Elena Rossini, per Italia Nostra l’architetto Enrica Premoli e un rappresentante del Comitato Regina di Gossolengo.

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