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Territorio e lavoro

«Della logistica di Piacenza non sappiamo niente». Il libro che fa il punto: «Mancato un governo»

Dall’impatto sull’urbanistica a quello sul lavoro nella raccolta di contributi a cura di Eugenio Gazzola: «Non un libro a favore o contro, ma di “fatti». Lunedì 28 novembre presentazione all'Isii Marconi

«Della logistica di Piacenza non sappiamo niente». Questo il presupposto che ha dato il via a “Città della logistica. Piacenza territorio lavoro” pubblicato nelle scorse settimane dalla casa editrice Scritture. Una raccolta di contributi sul tema (in calce l’elenco), allo scopo di «informare, senza posizioni o preconcetti; non è un libro a favore o contro la logistica, ma un libro di “fatti”». A rispondere Eugenio Gazzola, curatore del volume, che sarà presentato in incontro pubblico lunedì 28 novembre, alle ore 17.30, all’Isii Marconi (nella gallery la locandina dell’evento).

Da cosa è nata questa iniziativa? «Dal fatto che, finora, mancava uno strumento per riflettere sulla logistica a Piacenza e sui cambiamenti che ha portato, in bene e in male ovviamente. Il nostro territorio è profondamento cambiato, così come la vocazione industriale e il lavoro; se pensiamo solo ai mutamenti intervenuti dentro la città per effetto di quel che avviene in quei quartieri, ci rendiamo conto che logistica non è qualcosa di separato, ma parte di noi, e quindi un fenomeno da studiare, partendo dal presupposto che non ne sappiamo niente, a parte quella che è l’esperienza diretta di ognuno. Vediamo improvvisamente sorgere capannoni, e chi chiediamo “cosa succede? chi ci lavora?».

La raccolta è suddivisa in tre parti, la prima dedicata al resoconto storico-urbanistico degli insediamenti del settore sul territorio locale. «L’origine della logistica è collocabile nella seconda metà degli anni Novanta» spiega Gazzola. «Piacenza veniva da un periodo di stasi economica molto preoccupante, ma certi cambiamenti industriali portavano a intuire che la distribuzione delle merci in tempo reale potesse essere la direzione; Giacomo Vaciago - ultimo sindaco, secondo me, con una visione lunga della città e della società - l’ha capito e ha cominciato a ragionare sulla possibilità di aprire a questo settore. Un fatto delicato, perché insieme alla rinascita dell’economia cittadina arrivavano dei pericoli: il consumo di suolo agricolo, le speculazioni immobiliari e anche un lavoro che in gran parte non si conosce. Non è più la fabbrica tradizionale, cambiano quindi anche i rapporti sociali e sindacali, che non sono di poco conto».

Quali sono i campi d’indagine? «La seconda parte del volume è dedicata al lavoro, la terza è composta da documenti, tra cui la ripubblicazione di un testo dell’urbanista Lorenzo Spagnoli, scomparso alcuni anni fa, scritto nel 2006 e dedicato ai luoghi di lavoro a Piacenza, in cui emerge una visione abbastanza profetica su come stavano cambiando le cose. Ci sono diversi punti di vista: politico - perché si sceglie la logistica? -, urbanistico - cosa cambia nella “forma” della città? –, poi sociologico e ambientale. Aspetti che non potevano rientrare in un solo volume, sarebbe diventato troppo corposo, e quindi è in corso di elaborazione un seguito con alcuni approfondimenti».

L’obiettivo? «Il primo obiettivo è che il cittadino comune possa conoscere un po' questa realtà, che non è il demonio - attenzione -, ma un’opportunità importante per un territorio, però bisogna governarla. Quel che si evince da quanto raccolto in questo libro, sia per quanto riguarda la qualità del lavoro, sia per il territorio, è che è mancato il governo; né la destra né la sinistra hanno capito effettivamente quello che succedeva, l’hanno rincorso. Se non riesci a governare questo fenomeno fin dall’inizio poi prende piede, perché l’economia e l’industria hanno dei tempi veloci, e poi le puoi solo rincorrere, come sta avvenendo adesso. La logistica è comunque necessaria e se ha scelto Piacenza bene, è un vantaggio, ma governiamo il fenomeno».

Con quali strumenti si può governarlo? «Con quelli che la legge mette a disposizione dell’amministrazione, a partite dai piani territoriali. I terreni occupati da magazzini della logistica, solo nel comune di Piacenza, sono 2milioni 850 mila metri quadrati e sono previsti nuovi insediamenti, non sappiamo se passeranno tutti o solo in parte, questo è quello che oggi pare debba avvenire. Non bisogna però scandalizzarsi, bisogna esigere che l’amministrazione comunale la governi, perché irrevocabile. Andrà avanti, così come l’immigrazione, perché sono fenomeni epocali che dipendono dei cambiamenti dei nostri costumi».

Una raccolta di testimonianze e documenti che vorrebbe portare avanti? «Certo, così come per un secolo gli studiosi hanno seguito l’evoluzione del sistema industriale nel mondo. In tempo reale non saremo granché obiettivi? Benissimo, ma forniremo i materiali per chi se ne occuperà in futuro. L’aspetto ambientale in questo volume è stato un po' sacrificato, sarà affrontato nel prossimo, insieme a quello sociale e alla ricaduta che ha sulla città. Abbiamo diecimila persone che lavorano nei siti logistici e non sappiamo minimamente come vivono; anche questo è da osservare e rilevare, faremo delle inchieste».

"Città della logistica. Piacenza territorio lavoro” raccoglie i contributi di Sergio Bologna, Attilio Finetti, Claudio Maccagni, Fabio Marrocco, Francesco Milza, Roberto Montanari, Mauro Monti, Nicola Oddi, Carlo Pallavicini, Elisabetta Paraboschi, Giampaolo Passoni, Mino Politi, Lorenzo Spagnoli, Floriano Zorzella. Foto di Segio Ferri (sotto una delle immagini pubblicate nel volume).

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