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Crescono gli accessi

Più persone mangiano alla Caritas: «Tanti con vita regolare, poi perdita del lavoro o separazione»

Da inizio anno è aumentato il numero degli utenti che si rivolgono alla mensa dell'associazione. La coordinatrice Lodigiani: «Povertà e disagio sociale stanno crescendo»

In sala d’aspetto, uno spazio un po’ angusto, stanno tutti aspettando l’ora “X”. Si attendono le 11.30, orario del primo turno di erogazione dei pasti alla mensa della Caritas di via San Vincenzo. Trenta-trentacinque tra uomini e donne a breve accederanno al servizio. Altrettanti entreranno dopo, alle 12.30, durante il secondo turno.

«Non si può venire qui direttamente - spiega una delle due coordinatrici, Emilia Lodigiani (l’altra è Tania Brini) - ma soltanto dopo essere passati per il Centro d’ascolto della Caritas, dove la loro posizione deve essere vagliata. Magari alcuni vengono dirottati verso altri servizi più mirati della Caritas o dei servizi sociali». A coloro che possono accedere a via San Vincenzo, viene dato un tesserino che registra gli accessi. Funziona così il servizio che offre un pasto gratuito agli indigenti che vivono nella nostra città.

La “mensa della fraternità” è operativa tutti i giorni dell’anno, festivi compresi, a colazione (dalle 8.30), pranzo (11.30 e 12.30) e cena (19). C’è anche un servizio doccia, per i senzatetto. Non è attiva, per quanto riguarda l’orario serale, nel mese di agosto, causa defezioni tra i volontari. «A pranzo ospitiamo 85 utenti - precisa Lodigiani -, più alcuni pasti erogati all’esterno, come 23 al centro diurno di via Beati, e 6-8 pasti al dormitorio di via Giordani. Ma ci sono anche dieci borse d’asporto che consegniamo qui ad alcune persone che hanno ricevuto provvedimenti disciplinari per comportamenti “devianti”. Non li lasciamo senza cibo, ma non possono consumarlo insieme agli altri. Oppure sono individui con disturbi psichiatrici importanti, con difficoltà a stare in mezzo agli altri. Ma c’è anche qualche lavoratore che riceve la borsina perché sta iniziando un’occupazione e non ha disposizione la mensa».

Lo staff della Caritas non ha una spiegazione certa, ma nel 2023 i numeri sono notevolmente aumentati. «Non ce lo spieghiamo in modo particolare, ma povertà e disagio economico e sociale stanno crescendo in città. Un aumento lo registrammo già dopo la pandemia del 2020, ma i numeri sono attualmente intensi».

Gli utenti in prevalenza sono uomini, di tutte le età. Pochi anziani, qualche giovanissimo. «Il 60% stranieri, il 40% italiani», fa sapere Lodigiani. «Ci sono tanti uomini italiani che conducevano una vita regolare, poi hanno perso il lavoro, oppure sono reduci da una separazione e dall’oggi al domani si trovano in difficoltà. È un caso frequente: avevano moglie e hanno figli, ma non mantengono i rapporti, spesso anche per disposizioni delle autorità giudiziarie, e sprofondano nel disagio economico». Con voi parlano del loro passato e del presente? «Ci sono persone molto riservate e qualcuno che ha voglia di raccontarsi, magari dopo alcuni mesi di frequentazione».

L’aiuto della mensa verso il singolo non può essere per sempre, vero? «In teoria sarebbe così - risponde Lodigiani -, ma più spesso il rapporto non viene interrotto del tutto. Può capitare che chiediamo alla persona di venire soltanto ad un pasto giornaliero invece che ad entrambi, oppure la invitiamo a provare ad occuparsi di sé stessa, ma nel frattempo continuiamo a monitorarla e seguirla. Però sono coordinatrice da quattro anni e mezzo e alcuni vengono da allora».

Varie le ragioni dietro alle mancate “reazioni” dal disagio economico. «Chi non è in regola tra gli stranieri fatica a inserirsi e rendersi autonomo, ma potrebbero farcela qualora riuscissero a risolvere i problemi burocratici. Altri hanno dipendenze e problemi importanti, il margine di crescita personale e autonomia è risicato. O rimangono qui, o l’alternativa sarebbe quella di farsi ricoverare in una struttura idonea. Infine c’è chi potrebbe diventare autonomo, ma non lo vuole fare: scelte di vita, resistenze personali». Ma c’è anche chi ha risolto i suoi problemi e comunque cerca di venire nei paraggi per dialogare con alcuni amici.

La Caritas diocesana è una struttura solida e ramificata sul territorio. «Ci aiutano periodicamente alcune aziende - fa sapere la coordinatrice Lodigiani - con donazioni in denaro e generi alimentari. Stessa cosa per alcuni privati. Abbiamo le spalle coperte, la Caritas è ben strutturata e ha attivato anche il circuito di “Piacenza solidale” con i supermercati per avere le merci più fresche. Una parte di alimenti sono garantiti da fondi europei e c’è l’annuale contributo del Comune. C’è sempre molta generosità da parte del territorio».  

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