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Economia

Nel 2020 meno 697 addetti nel settore alloggio-ristorazione, Fiorenzuola il comune che ha perso più occupazione

Il focus sugli addetti nelle imprese locali e il commercio con l’estero di Guido Caselli di Unioncamere Emilia-Romagna. A pagare il conto più alto la Bassa Valdarda, che perde 601 lavoratori. Esportazione al 49% da imprese "non piacentine"

Nel 2020 il numero di occupati a Piacenza è diminuito del 2,2% - meno che in Emilia-Romagna (-2,9%) - il calo più incisivo di addetti nelle imprese del settore elettricità-elettronica (-10,4%), mentre in valori assoluti a pagare il conto più alto sono alloggio e ristorazione, con meno 697 addetti e la Bassa Valdarda, con un'occupazione in calo del 4,7%. Guardando all'export il 49% è realizzato da imprese “non piacentine” –  con sede legale fuori dal territorio – che rappresentano oltre la metà (il 54%).  Sono alcuni dei dati illustrati da Guido Caselli di Unioncamere Emilia-Romagna nel corso della conferenza online di presentazione del numero 39 di Piacenz@ Economia, Lavoro e Società. Il contributo si è focalizzato sul commercio con l’estero e sull’occupazione del territorio piacentino, a partire dall'analisi del primo fenomeno nel periodo pre-pandemico 2010-2019, «con una crescita record di che ha contribuito a raggiungere risultati eccellenti anche in termini di crescita del valore aggiunto».                     

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«Nel 2020 le esportazioni sono calate del 7%, ma il territorio ha tenuto meglio rispetto al resto dell’Emilia-Romagna - evidenzia Caselli - e si dovrebbe ripartire con una crescita dell’8,5% nel 2021, mentre un dato che “inquieta” è quel -0,9% previsto nel 2022, che indica una battuta di arresto. Per tornare a condizioni pre-pandemia dovremo attendere il 2023, mentre a livello regionale si attendono già nel 2022. Veniamo da un decennio dove siamo cresciuti più di altri – sottolinea - ma ci riprenderemo più lentamente». 

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«Il quadro del triennio 2018-2020 delle imprese mette in luce che il 46% ha sede legale nel territorio, mentre il restante (54%) ha sede fuori Piacenza e qui ha unità operative o centri di smistamento commerciale o della logistica. A Piacenza quasi la metà dell’export (49%) si riferisce ad imprese che hanno sede altrove. Un altro dato che emerge è come sul territorio il fenomeno sia molto concentrato, poiché le prime 5 imprese esportatrici fanno quasi la metà dell'export complessivo. Un dato che si può leggere in prospettiva positiva - la grande attrattività del territorio – o negativa, come la troppa dipendenza da imprese "extraterritoriali"».

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«Il settore più esportato è quello della moda (26,4%), per il 74% condotto da imprese con sede fuori Piacenza, poi segue la meccanica (18,6%), per l'89% fatta da realtà piacentine - commenta Caselli - anche il settore elettricità ed elettronica denota una forte dipendenza dall'export delle imprese con sede legale fuori provincia».  

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Nello studio si procede anche al confronto tra i primi 10 prodotti esportati dalle imprese con sede a Piacenza - in testa altri rubinetti e valvole - e i primi 15 esportati dalle imprese "non piacentine", con al primo posto l'abbigliamento, in quarta posizione nella graduatoria "locale". «Un altro punto di contatto sono gli articoli da viaggio, borse ecc., mentre l'elettronica è concentrata nell'export delle realtà con sede fuori provincia. Quasi il 14% dell’export di Piacenza è diretto in Francia (seguita da Germania, 12,9% e Regno Unito, 9,2%), in calo nel 2020 rispetto al 2019 (-7%). Metà dell’export verso la Francia è realizzato da imprese piacentine, la restante metà da imprese extra-provinciali. In aumento l’export verso la Svizzera, un mercato dove oltre tre quarti dell’export riguarda imprese non di Piacenza. Si tratta anche di un quadro di informazioni utili per programmare le strategie di crescita del territorio sui mercati esteri».

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«Lo stesso si può fare con l'occupazione - aggiunge il referente di Uniocamere -  Piacenza rientra tra le province cresciute maggiormente in passato, sedicesima per crescita in Italia tra il 2010 e 2019, in controtendenza rispetto al paese nel 2021, dovremo registrare una ripartenza più sostenuta nel 2022 e nel 2023 supereremo i livelli occupazione prepandemici. A Piacenza nel 2020 il numero di occupati, lavoratori autonomi compresi, è diminuito di 2.845 unità (-2,2% a Piacenza) in percentuale meno alta rispetto ad Emilia-Romagna (-2,9%) e Italia (-2,8%)».  Guardando ai dati nel dettaglio a perdere più addetti nel 2020 è il settore del commercio e della ristorazione (-608) con una variazione rispetto al 2019 del -2,2%. Crescono invece dell'1,3% gli addetti dei servizi alle imprese (372). Anche in questo caso si sottolinea la quota ascrivibile alle imprese con sede fuori dal territorio, dove operano il 24% degli addetti. 

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Nel dettaglio in numeri assoluti a veder diminuire principalmente il numero di addetti è l'area alloggio-ristorazione - meno 697 addetti - con una variazione percentuale rispetto all'anno precedente del -7,8%. In termini di variazione l'incremento maggiore, in negativo, tocca elettrica ed elettronica (-10,4%), mentre il commercio - primo settore per numero di addetti - chiude il 2020 con un bilancio positivo di 89 unità in più (aumento dello 0,5%).  «La logistica vale quasi il 14% dell’occupazione del territorio, in valori assoluti il comparto che è aumentato maggiormente (+446 unità). Cala la logistica dei trasporti aerei, mentre crescono quella di trasporti terrestri - spiega  Caselli - e le attività connesse a quel che è avvenuto con la pandemia, come il commercio all’ingrosso di profumi e cosmetici; anche la grande distribuzione ha tenuto».

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L'analisi della situazione occupazionale si è estesa anche a vallate e comuni del Piacentino. In primo piano c'è la Bassa Valdarda, con un'occupazione in calo del 4,7% (-601 addetti) rispetto al 2019, seguita dall'Alta Valnure (-4,2%) e da Valtrebbia (-1,6%).  A livello comunale a perdere più occupazioneè Fiorenzuola, poi Pontenure e Gragnano. In Valdarda fiume Po la tenuta migliore (+1,1%) che in valori assoluti è raggiunto invece dalla città (+342 addetti) con una variazione dello 0,8%. A creare più occupazione Piacenza, Castelsangiovanni e Podenzano. 

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«Il nostro obiettivo è trasformare miliardi di numeri in poche informazioni con una forte valenza strategica da cui guidare la strategia di sviluppo di un territorio - ha concluso Caselli - questa è la prima tappa di un percorso che speriamo essere lungo».

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