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In Alta Valnure / Ferriere

Dal recupero di un gruppo di casette il primo "albergo diffuso" del Piacentino: «Siamo partiti da quelle degli avi»

Alessandro Mainardi, 38enne di Ferriere, ha ridato impulso alla frazione di Perotti in Alta Valnure: «Boom di turismo ai tempi della pandemia, il 2020 ha aiutato a far conoscere il nostro territorio a nuove persone che ora tornano volentieri»

Recuperare e ristrutturare un borgo della montagna piacentina, trasformandolo in un “albergo diffuso”. È l’idea che venne nel 2011 ad Alessandro Mainardi, 38enne di Ferriere, che ha ridato impulso alla frazione di Perotti, a pochi chilometri dal capoluogo dell’Alta Valnure. «I miei bisnonni erano originari di Perotti - spiega Alessandro, che svolge in zona anche l’attività di geometra - così vent’anni fa i miei genitori e mio zio (il prof. Giuseppe Mainardi, scomparso nel 2018, nda) incominciarono a ristrutturare nel paesino un paio di case dei nostri “vecchi”». All’epoca della partenza del progetto Alessandro aveva 18 anni, era uno studente pendolare tra Ferriere e Piacenza, ma aveva già le idee chiare: «decisi che sarei rimasto a vivere sulle nostre montagne».

Dal recupero delle case degli avi, nasce l’idea di aggiungerne altre, acquistando anche quelle vicine. «Ci siamo informati un po’ per caso, guardando in televisione una trasmissione - non ricordo se Linea Verde o Melaverde - e scoprii la possibilità di dare vita a un albergo diffuso, anche per aumentare l’offerta di ricettività della zona».

Cos’è un albergo diffuso? «Offriamo tutti i classici servizi alberghieri - pernottamento, colazione e pulizie - su una serie di case e appartamenti disposti in orizzontale, che permettono di vivere la realtà di un borgo. Gli ospiti vengono immersi nella realtà del posto, entri a far parte della vita quotidiana del paese». Al momento attuale, nel Piacentino, soltanto la “Casa delle Favole” è iscritta all’associazione che raccoglie tutti gli alberghi diffusi d’Italia. «Saremo duecento in tutta la penisola, negli ultimi anni questo modello si sta diffondendo».

La “Casa delle Favole”, questo il nome dell’attività, venne inaugurata nel giugno 2011: oggi è formata da quattordici immobili. Dieci sono case e casette, una è una reception-bar-bistrot, poi vi è una sala giochi, una mini-biblioteca e una è in fase di ristrutturazione. È stata allestita anche un’area relax vicino al torrente Nure e un campo giochi, dedicato alla memoria del prof. Giuseppe Mainardi, insegnante di latino e italiano al liceo Gioia.

Alessandro a questi edifici ha assegnato dei nomi dialettali. Ad esempio quella più piccola è “cà du fuien”, poi “da bellura”, “du luv”, “du tass”, “de rondanen”, “da vurp”, da “surgna”, “du riss”, “da levra”. La reception si chiama “cà du farchett”, mentre quella in ristrutturazione più semplicemente “la casa del mago”, perché «chi vi abitava era così soprannominato». Completa il quadro anche “la baita”, così definita perché è l’unico edificio che rispecchia in maniera autentica la forma di una baita celtica, struttura della quale Perotti era ricca (del ‘600, un solo piano, con il tetto spiovente).

TURISMO E ALTA VALNURE

La stagione turistica dell’Alta Valnure è breve, perché rischiare un’avventura imprenditoriale del genere? «Vivere qui - riflette Alessandro - mi è sempre piaciuto. Ho la fortuna di avere un mestiere sicuro alle spalle, come quello di geometra nello studio avviato da mio padre. Accanto a questo impiego ho deciso di lanciarmi in questa impresa, per creare un’attività in montagna e risvegliare un paese come Perotti».

Volgendo lo sguardo alle presenze in Appennino, Mainardi prova a valutare la situazione. «Abbiamo registrato un boom nell’anno del Covid. Si sono davvero viste case chiuse da anni improvvisamente riaperte. Il 2020 ha aiutato a far conoscere il nostro territorio a nuove persone. Io, ad esempio, ho avuto nuovi clienti che si sono affezionati e da quel momento tornano ogni anno. Adesso si è tornati un po’ al turismo pre-Covid, fatto di soggiorni brevi. Molte famiglie che dispongono di una seconda casa in Alta Valnure, legittimamente, scelgono di fare anche altrove le proprie ferie».

Per il turismo la stagione “buona” rimane sempre quella di luglio-agosto. «La restante parte dell’anno - continua Mainardi - c’è sempre da sperare nel bel tempo nel fine settimana e in qualche evento organizzato in zona». D’estate, come detto, Perotti è presa d’assalto, soprattutto da famiglie piacentine e lombarde. Ma chi sono i clienti che decidono di pernottare a Perotti nel resto dell’anno? «Ci usano come appoggio, pur essendo fuori mano, per vedere la provincia, a partire dai borghi di Bobbio, Castellarquato. Conciliano l’esperienza di un weekend immersi nella natura con l’andare a visitare i luoghi più caratteristici del Piacentino, che per molti rappresenta, al momento dei saluti e dei bilanci, una piacevole sorpresa».  

Niente turisti stranieri? «Solo francesi di seconda, terza e quarta generazione che tornano a vedere i luoghi natii dei familiari. I tedeschi non vengono intercettati dalla Valnure, capita solo qualche motociclista di passaggio che intende raggiungere la Liguria e la Toscana».

Siamo ormai nella stagione autunnale, il “tutto esaurito” è alle spalle. «L’ultimo weekend, complice il clima caldo e una gara di enduro a Farini, ho avuto gente. Anche tre famiglie provenienti da Milano e una da Verona che hanno avuto la stessa idea: arrivare al venerdì sera e passare qui l’intero weekend».

Alessandro nell’attività è aiutato dalla compagna Claudia. Insieme hanno avuto un bambino, Andrea, che frequenta l’asilo nido di Ferriere, inaugurato un anno fa. Per l’imprenditore e geometra, nonostante alcuni servizi carenti, questo rimane comunque un luogo giusto dove poter costruire una famiglia. «Attualmente, da padre, vedo solo lati positivi nel vivere qui. Chi non è abituato magari può durare due giorni da queste parti, ma per chi riesce a trovare o crearsi un’occupazione in zona, è una fortuna rimanere in un posto tranquillo, lontano anche da fatti di cronaca che, da genitore, mi spaventano».

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