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La situazione / Ottone

«Quando uscite dal bosco disinfettatevi per salvare allevamenti e aziende»

Peste suina africana in Alta Valtrebbia, il timore è quello che il virus possa essere veicolato in altre zone della provincia, danneggiando una filiera preziosa. In azione quattro trappole per catturare i cinghiali

«Quello della carcassa del cinghiale a Pizzonero è il primo caso di Psa in tutta l’Emilia-Romagna, ma per il territorio Piacentino, attualmente, non cambia nulla rispetto al precedente episodio di Gorreto (Genova)». La Provincia di Piacenza fa chiarezza sulla peste suina africana, riscontrata lungo il sentiero del Postino, nel territorio di Ottone, in Alta Valtrebbia.

È da due anni che il territorio vive l’incubo della Psa. Dopo il caso di un mese fa registrato a Gorreto, sono state delineate due “zone”. La zona 1 di “cuscinetto”, comprende i comuni di Bobbio, Alta Val Tidone, Coli e Farini. La zona 2, nel raggio di 10 km dal capo infetto, conta Zerba, Ottone, Cerignale, Corte Brugnatella e Ferriere. Qua è vietata la caccia al cinghiale, per non favorire lo spostamento di ungulati nel territorio.

Il timore è quello che il virus venga veicolato anche in pianura, andando a colpire la filiera piacentina delle carni e dei salumi, visto che il passaggio dal cinghiale al maiale è molto facile (il virus colpisce solo gli animali, non l’uomo). Qualora scattasse la definizione di una “zona 3”, i guai per gli allevamenti di suini sarebbero enormi: tutti gli allevamenti andrebbero chiusi. Tradotto: tutti i suini, anche non infetti, andrebbero eliminati e i prodotti buttati.

«Eravamo circondati dalla Psa - commenta Luigi Rabuffi, dirigente della polizia provinciale - visto il coinvolgimento delle Regioni Lombardia, Piemonte e Liguria, prima o poi doveva succedere anche da noi. La materia è normata dal commissario straordinaria Vincenzo Caputo, scelto dal Governo, che ha emesso cinque ordinanze sul tema, ma anche dal Priu (piano regionale interventi urgenti) e dalle ordinanze del presidente della Regione Bonaccini».

LE NUOVE TRAPPOLE PER CATTURARE I CINGHIALI

«Il virus è talmente forte per gli ungulati e per i suini - precisa Giampaolo Maloberti, consigliere provinciale - che porta l’animale a morire nel giro di 3-4 giorni». Ora la Provincia è stata dotata di quattro trappole per catturare i cinghiali nella zona 2, posizionate in quattro differenti punti. Sono le “Pig Bring Trap”, in grado di catturare fino a 20 esemplari grazie ad alcune esche (cibo).

«Un po’ di animali verranno recuperati in questo modo - rileva Rabuffi -, in modo da depauperare la zona maggiormente a rischio ed evitare che la Psa si diffonda anche più a valle. Potrebbero essere anche disposti alcuni interventi di selezione con il fucile, con personale specializzato. Quando si ha a che fare con gli ungulati della zona 2, è come avere a che fare con la gestione di un “rifiuto pericoloso”».

«Tutti i cacciatori della zona 1 - fa sapere Enrico Merli, responsabile caccia e pesca della Regione - devono avere l’attestato che certifica la loro conoscenza sui temi della bio-sicurezza. Rilevo che tutti gli Atc hanno organizzato autonomamente, con l’Ausl, corsi per illustrare correttamente come comportarsi per cercare di evitare la diffusione della Psa».

UN INTERO SETTORE A RISCHIO

Il comparto, a Piacenza e in regione, è una voce importante nell’economia locale. Sono 709 gli allevamenti di maiali a rischio in Emilia-Romagna, per un milione e 23mila capi e 30mila lavoratori coinvolti. Nel Piacentino sono 40 gli stabilimenti di trasformazione, con 249 allevamenti di suini e 128mila capi. L’intero fatturato italiano del settore “salumi e carni” è di 11 miliardi di euro.

L’APPELLO

«I cacciatori sono molti attenti - aggiunge Rabuffi - ma chi frequenta boschi e montagne, senza conoscere i rischi, contribuisce alla diffusione della Psa. Un cittadino deve sapere che il virus rimane nell’ambiente per mesi. Basta che calpesti un residuo organico del cinghiale infetto o la carcassa, magari un po’ nascosta nel fogliame, e la peste può essere trasferita altrove».

NIENTE MULTE, MA SENSIBILITA’

Rabuffi previene una possibile richiesta dei piacentini, ovvero quella di disporre dei controlli. «Non possiamo multare chi non si cambia le scarpe quando esce dal bosco. Il nostro è un appello: disinfettate e pulite le scarpe e le calze quando si esce dal bosco, un gesto semplice per salvare le aziende alimentari piacentine. Andate pure a funghi, ma portatevi un paio di scarpe in più con il disinfettante. Sono abitudini che dobbiamo cercare di assumere. Tutti possiamo essere vettori del virus e per qualche anno potremmo rischiare di non mangiare coppe e salami».

Enrico Merli, Rabuffi e Maloberti

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