Storia d’amore con fuga e matrimonio a Sant’Agata nel 1802
La vicenda emerse da un documento presente nell’archivio di Stato, portato alla luce dal compianto “archeologo” di memorie piacentine Emilio Malchiodi
" Ho dedicato, anni fa, lunghi periodi di studio e di lavoro, per fissare sulla carta la Piacenza popolaresca delle vecchie borgate. Mesi e mesi chiuso in biblioteca ed altri nelle osterie, in circoli ed associazioni, per farmi narrare dagli anziani personaggi ed avvenimenti di un mondo già svanito. Nei loro racconti tutta la ritrosia, quasi pudicizia, nel parlare di una società reietta, di estrema povertà, di uomini duri, quasi scolpiti nella roccia che il tempo inclemente aveva sgretolato, ma di cui permaneva ancora il ricordo, nel loro cuore. Oggi, di fronte alla proposta di raccontare di questa Piacenza completamente svanita nell'oblio del tempo, sono stato inizialmente restio, perché mi rendo conto, passeggiando nelle vie, che nulla è rimasto, se non i fantasmi dei ricordi trasmessi o appena afferrati, nella mia fanciullezza, mentre già stavano svanendo. Ma poi ho riflettuto ricordando il giorno in cui ho condotto mio figlio in giro per quelle vecchie borgate, ritrovando il gusto di consegnargli il ricordo (se lo accetterà) di una realtà che non trovavo giusto svanisse completamente; soprattutto quei valori di probità e solidarietà in cui credeva questa gente rude e resa aspra dalla vita. Così, con nuovi e diversi strumenti di comunicazione, on line, proverò a raccontare di nuovo Piacenza com'era una volta, il suo vero humus popolare. Ma so già che mi rimarrà di tutto questo, inevitabilmente, parafrasando il poeta… ""la rimembranza acerba!"" "
La vicenda emerse da un documento presente nell’archivio di Stato, portato alla luce dal compianto “archeologo” di memorie piacentine Emilio Malchiodi
Re indiscusso del Carnevale di quasi un secolo fa è stato l'arrotino Enrico Loranzi. Questa maschera stracittadina che avrebbe voluto simboleggiare il classico montanaro "scarpe grosse e cervello fino", rappresentò per i nostri bisnonni quello che fu Balanzone per i bolognesi, "Sandròn" per i modenesi, "Brighella" per i veneti, "Gioppìn" per i bergamaschi, "Gianduia" per i piemontesi
A Carnevale, per un’intera settimana con il culmine del “martedì grasso”, la città “impazziva”. I festeggiamenti carnevaleschi costituivano sotto molti aspetti, una dolce, amabile esplosione di pazzia collettiva che coinvolgeva tutti i ceti sociali
Venne fondata da Pietro Francesco Piccoli nel 1693 dove c'è il giardino Merluzzo: addolcì i palati dei piacentini per quasi tre secoli
Anche questa un po’ spelacchiata plaga di verde ha origini storiche lontane ed ebbe dal “popolino” diversissimi e non sempre lusinghieri appellativi
Il giardino “Margherita” che lotta quotidianamente per sopravvivere contro l’inquinamento, la maleducazione dei cittadini e, sovente, l’incuria, sovrastato, anzi oscurato dal grattacielo fin dal 1970, faceva parte di Villa Costa, lo stupendo palazzo che sorge in via Roma (ex Cavallotti)